POSTED ON 15 Nov 2024 IN
Reportage
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URBEX
Villa Gemma è una perla storica, una di quelle ville intoccabili e devastate, ma che conservano statico il loro fascino nel tempo; non ha importanza quando, perché lei è quasi immutabile, l’importante è respirare la meraviglia che questa dimora storica lascia negli occhi di chiunque abbia l’onore di visitarla. Perché Villa Gemma è incredibile nonostante lo stato di avanzata decomposizione e un rischio di crollo sempre può elevato.
Ci sono stato di recente perché
volevo colmare un disagio, riempire un vuoto: è uno di quei luoghi che non puoi perdere e che quindi puoi concederti il lusso di rimandare. È sempre lì,
abbandonata e solitaria. Nessun pericolo, se non di trovarsi sotto le macerie, sempre a disposizione di chi voglia ammirarla. E ho colto l’occasione della sua celebrità irrevocabile per lanciarmi nel
dissing urbex. Per i boomer dell’ultima ora con il termine si intende, nel mondo rap, un testo utilizzato per criticare oppure disprezzare una persona
oppure un atteggiamento, nel mio caso ovviamente l’ambiente non è musicale, ma urbex/fotografico.
Mi sono divertito (su Facebook), anche se nel caso non tutti hanno compreso (ma fotte sega), a criticare un modus operandi che trovo molto fastidioso e decisamente infantile (che nemmeno all’asilo). Nel caso specifico mal sopporto chi tende ad atteggiarsi a campione/re/fenomeno e a vantarsi del niente: vi posso garantire che non avete inventato voi l’urbex. Nel rutilante mondo dell’esplorazione urbana esiste una corsa alla scoperta del posto esclusivo e quando si riesce a trovare qualcosa di particolare, e magari inesplorato, la brutta educazione (è un po’ di sano odio) insegna a vantarsi, pavoneggiarsi e magari insultare quella che risulta, in un certo senso, essere la concorrenza. Che poi concorrenza di cosa? Nemici perché? Nulla di più lontano dal mio modo di pensare: l’urbex è una passione, un divertimento, qualcosa da condividere, è fotografia, e quindi non riesco a capire questa smania di voler apparire il più bravo e il più scaltro a tutti costi. Io quando vedo foto in atteggiamento da poser e frasi irrispettose penso sempre “e sti cazzi”, ovviamente nell’accezione più romana possibile. Ma volersi bene e collaborare è così complicato?
Notti insonni su maps, tanti km macinati alla ricerca del vero abbandono e poi… finalmente individui la villa più esclusiva e rimani a bocca aperta nel vederla: forse addirittura sei il primo a scoprire un accesso. E poi trovi qualcosa di inaspettato e bellissimo.
Chi ha avuto la fortuna di poterla fotografare.
Chi la vedrà solo in cartolina.
Per tutti gli altri: Sucate (no, non è un paese della Brianza).
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POSTED ON 12 Nov 2024 IN
Reportage
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URBEX
Devo ammettere che nell’ultimo periodo raramente sono rimasto deluso dalle mie fotografie. Ho sempre trovato errori e mancanze, ma comunque sono sempre riuscito a sbarcare il lunario per arrivare almeno alla risicata sufficienza. Questa volta no, riguardando le foto di questa bellissima cascina abbandonata mi sono accorto di aver sbagliato tutto quello che si poteva sbagliare: tagli imprecisi, punti di ripresa assurdi e, soprattutto, un errato calcolo dell’esposizione e del contrasto. È vero che la giornata e l’orario non mi hanno favorito (metà pomeriggio di una delle giornate più lunghe dell’anno), ma avrei dovuto calcolare in modo più efficace l’esposizione e sottoesporre maggiormente. La luce che entra dalle finestre è bruciata, troppo forte, rende le foto difficili da osservare e mi ha costretto a un complicato lavoro in post.
Mi piace immaginare che questo letto sia un regalo alla coppia di sposi che una volta abitava questa dimora oramai abbandonata. Un letto speciale regalato da qualcuno che gli voleva bene e voleva che avessero un luogo unico dove amarsi.
Peccato perché questa esplorazione presentava diversi spunti interessanti, a cominciare dalla stanza più iconica e conosciuta: una camera da letto meravigliosa, con l’edera che arriva al centro della storia e conferisce un’anima verde, il colore principale del mondo, a tutto l’ambiente. Lorena ha immaginato un regalo di nozze, un piccolo paradiso dove perdersi e dimenticare la fatica, io sono meno poetico e ho preferito lamentarmi della luce troppo forte che entrava dalla finestra. Un giorno vorrei tornare, magari in inverno, non è così impossibile. Nebbia permettendo. :-)
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POSTED ON 12 Nov 2024 IN
City & Architecture
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URBEX,
church
Il verde è il colore principale del mondo, e ciò da cui nasce la sua bellezza.
– Pedro Calderon de la Barca
POSTED ON 10 Nov 2024 IN
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URBEX
Questa villa/castello/palazzo ha una serie di nomi da far invidia a un calciatore brasiliano. È nella mia personalissima mappa da tempo immemore come Castello Cromo Terapia e sinceramente non ricordo l’origine di questa misteriosa definizione. Lorena l’ha chiamata La Villa addormentata nel bosco, altri la Villa del Dottore immagino per una specie di lettino presente nelle cantine (che ho preferito non fotografare), altri ancora la casa di Alex. Per evitare il copia & incolla ho trovato un nome diverso, che mi è sembrato giusto al primo impatto: il Palazzo Lacerato.
Per tanti aspetti è quello che nel mondo urbex viene definito vuotone, ma osservando bene nasconde qualcosa di bello, di incantevole. Perché con un po’ di calma è possibile scoprire l’anima di questo luogo abbandonato da molto tempo, che dalla posizione, e da una torretta ancora ben visibile, mette in evidenza le stimmate del castello.
Quello che mi ha sorpreso maggiormente è l’incredibile bagno, ormai completamente distrutto, che permette di immaginare una poesia sopra le righe. Quando mi sono posizionato con la fotocamera e il treppiede davanti a quella vasca in muratura, con le piastrelle rosa e la vista sul parco (ormai una foresta), ho davvero immaginato qualcosa di estremamente emozionante e poetico. E come ho già spiegato tante volte la meraviglia è negli occhi di chi guarda; per molti questo palazzo lacerato, abbandonato, distrutto, non significa nulla, per il sottoscritto è stata una scoperta da condividere, un momento importante, un atto di fede.
La vera bellezza risiede nell’anima, non nelle apparenze.
– Lorena Durante
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POSTED ON 6 Nov 2024 IN
Reportage
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URBEX
Riuscire a spiegare con le immagini e le parole le emozioni che si provano quando si entra in un luogo abbandonato è molto difficile. E se quel luogo esce dalla naturale idea delle cose è davvero complicato. Perché posso comprendere l’abbandono di una casa, di un ospedale, di un’industria, ma riuscire a trovare un senso nell’abbandono di un bar è fottutamente impossibile. Un bar non si abbandona, un bar è per sempre, è un luogo di incontro, di amicizia, di storie, di racconti. È il bar Mario di Ligabue, il bar Necchi di Amici Miei, il Central Perk di Friends, c’è un’atmosfera che rende il bar sempre vivo e sempre presente. Il bar è sacro, intoccabile.
I bar sono luoghi universali, come le chiese, sacri luoghi di ritrovo dell’umanità.
– Iris Murdoch
E quando sono entrato in questo piccolo bar abbandonato all’entrata di un minuscolo paese di provincia ho provato una stretta al cuore. È un locale povero, ma orgoglioso, un locale che racconta la storia di un paese e delle sue persone. Immagino le discussioni al banco, gli aperitivi, cornetto e brioches, il bianco e Campari del sabato sera. È un bar d’antan che mi ricorda quello dove mio nonno giocava interminabili partite a carte con gli amici e il fernet branca, il fumo delle sigarette, la gazzetta aperta sul tavolo vicino. Bellissime le bottiglie in bella vista dietro al bancone, il registratore di cassa, la piccola cucina, il banco dei gelati, il bottiglione di vino sul tavolo. E mi prende la malinconia, per quello che è stato e per quello che non sarà più.
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POSTED ON 1 Nov 2024 IN
Reportage
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URBEX,
church
Il nome che ho deciso di dedicare a questa esplorazione arriva da una storia di quasi 3 anni fa. Era il periodo di poco precedente al progetto Herem e con Lorena stavamo dedicando buona parte del nostro tempo alla ricerca di tesori abbandonati del Piemonte e la ricerca era chiaramente concentrata su edifici a carattere religioso. Fra le nostre ambizioni più importanti c’era questa chiesa, abbandonata, del quale non conoscevamo l’ubicazione. Nei giorni scorsi sono riuscito a risalire alle parole alla chat dell’epoca e ho scoperto che la mia prima idea era che questa meravigliosa chiesa fosse in Francia: una suggestione che mi era balzata in testa per via di un nome di un santo scritto in francese (che poi ovviamente si trattata di latino).
In realtà, e Lorena mi aveva corretto subito, l’ubicazione esatta era in Piemonte e non fu difficile scoprirlo. Purtroppo all’epoca, nonostante anche numerosi tentativi diplomatici, non riuscimmo a fotografare l’interno di questo piccolo gioiello di architettura barocca dedicato alla Beata Vergine Assunta e abbandonato ormai da diversi anni.
La Chiesa è bellissima e credo si percepisca dalle immagini. E’ ancora in buone condizioni, ma necessita di importanti restauri per il mantenimento della sua qualità per poter essere nuovamente restituita alla collettività come documento storico. Ho fotografato con un po’ di ansia utilizzando 5 obbiettivi diversi. Le foto della navata sono tante (troppe), ma ho voluto provare tutti gli strumenti a mia disposizione: 11mm, 14mm, 15mm e fish-eye. Come sempre ho qualche problema di linee, credo che dovrò decidermi, prima o poi, a fare la convergenza.
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