L’esplorazione della Casa dei Giochi è stata un’esperienza singolare, diversa dal solito. È passato molto tempo da quel giorno e i ricordi iniziano a sfumare, ma alcune immagini restano ben impresse nella mia mente. L’ingresso era inconsueto, con una carrozzina lasciata lì, apparentemente senza motivo, senza alcuna connessione con il resto della casa. Alla sinistra, un ambiente con numerosi divani e un camino: in questa stanza ho provato un senso di disturbo. Sopra il camino, infatti, erano appoggiati due animali impagliati, difficilmente riconoscibili, due pennuti probabilmente, e in mezzo a loro, due bizzarre bottiglie e un pupazzo decapitato che somigliava a una sorta di Babbo Natale horror, un dettaglio che contribuiva a creare un’atmosfera surreale e inquietante. A destra del camino c’era un televisore, danneggiato al punto da sembrare come se ci avessero sparato: un foro centrale che faceva da contrasto a una donnola, anche lei impagliata, un altro animale esposto che aggiungeva alla scena un senso di stranezza.
La prima impressione è stata quella di un piccolo albergo o un bed and breakfast, dimenticato nel tempo. Tuttavia, ciò che contrasta con l’idea di un B&B è proprio quella carrozzina. La sua presenza è incongruente, distopica, e cambia radicalmente la percezione del luogo. È strana, posizionata davanti a quello che sembrerebbe un piccolo bar, tipico di una struttura ricettiva. La sua presenza, fastidiosa e inquietante, impedisce di raccontare, anche con l’utilizzo della fantasia, la storia di questa villa in modo lineare e completo. Alla fine, ciò che rimane di questo luogo anonimo, ormai devastato, è il ricordo di chi si è trovato a esplorarlo.