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Le dernier match
POSTED ON 11 Apr 2025 IN Reportage     TAGS: URBEX, mansion

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Nel cuore del sud della Francia, nascosta tra alberi e sterpaglie, al confine di una piccola città, abbiamo esplorato una villa abbandonata immersa nella natura. La struttura, in pietra e legno, conservava tutto il fascino autentico delle baite di montagna, nonostante la vicinanza al mare, e sembrava essere stata lasciata lentamente al trascorrere del tempo.

Fin dai primi passi all’interno, l’atmosfera appariva sospesa, come cristallizzata. Sul tavolo principale si intravedevano ancora i resti di una partita a carte, bruscamente interrotta: le dernier match mi ha suggerito il mio amico francese. Accanto, tra oggetti sparsi, un vecchio telecomando, bicchieri e liquori, spiccava una meravigliosa bottiglia di Martini, capace ancora oggi di trasmettere quel senso di eleganza semplice e inconfondibile tipico dello stile del Bel Paese. Sulle scale, una giacca abbandonata sembrava raccontare di una fuga improvvisa, rafforzando l’impressione che tutto fosse stato lasciato di corsa. Anche in Francia l’amore per la costruzione e l’arredo si miscela perfettamente con le storie che le case custodiscono.

Proseguendo nell’esplorazione, siamo arrivati a una cameretta. Qui la muffa era particolarmente estesa: le pareti e il soffitto erano coperti da profonde macchie scure di umidità. Sul letto era appoggiata una vecchia valigia, mentre su una sedia accanto due orsacchiotti ci osservavano silenziosi, contribuendo a rendere l’ambiente ancora più inquietante. Al centro della stanza, un cavallo a dondolo di peluche, sporco e consumato, sembrava resistere al decadimento circostante. Tra tutti gli oggetti, però, quello che più colpiva era una maschera da saldatore. Un oggetto tecnico, ruvido, totalmente fuori contesto rispetto all’ambiente domestico, che dava una sensazione straniante, spezzando l’equilibrio della scena.

Nel garage, in mezzo alla polvere, alla ruggine e a vecchi oggetti accatastati, si trovava una Citroën DS, celebre capolavoro di ingegneria e design degli anni ’50; il sogno rivoluzionario di André Lefèbvre e Flaminio Bertoni. Simbolo dell’eleganza e dell’innovazione automobilistica francese, questa vettura, anche in stato di abbandono, emanava ancora l’aura rivoluzionaria che l’aveva resa famosa in tutto il mondo. Quando siamo usciti, tutto sembrava rimasto sospeso, come se nessuno avesse mai avuto davvero il coraggio di concludere l’ultima partita. Adieu.

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Sunset in Peschici
POSTED ON 9 Apr 2025 IN Street     TAGS: travel, sunset, sea

Sunset in Peschici

Questa foto l’ho scattata qualche anno fa, durante una vacanza in Puglia. Avevamo deciso di fermarci a Peschici per un paio di giorni, senza troppi programmi, senza pensieri. Quella sera, dopo aver girato il centro storico e curiosato tra le botteghe, ci siamo seduti in un bar per un aperitivo con vista sul mare. Il tramonto era spettacolare: c’era quell’odore di salsedine nell’aria e le barche erano ferme in porto, a galleggiare fra le onde. A un certo punto mi sono alzato, ho preso la macchina fotografica dallo zaino (sempre pronta) e l’ho appoggiata sulla ringhiera della terrazza, giusto per tenerla ferma. Ho scattato senza pensarci troppo, quasi d’istinto. Non era una foto studiata, solo il bisogno di fermare un momento da ricordare.

Villa Glass
POSTED ON 8 Apr 2025 IN Reportage     TAGS: URBEX, mansion

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L’Urbex consiste nell’esplorare luoghi abbandonati, spesso carichi di storia. Molto affascinanti sono le esplorazioni in case antiche, piene di affreschi, mobili d’epoca e dettagli che raccontano un passato che non abbiamo vissuto con i nostri occhi, un passato lontano. Ma esiste anche un altro tipo di luoghi abbandonati che trovo altrettanto interessante: quelli più recenti, costruiti nell’ultima parte del Novecento. Edifici che, pur appartenendo a un’epoca moderna, conservano un certo fascino retrò e raccontano un’architettura forse superata, ma ancora capace di affascinare.

Villa Glass è un’ottima rappresentazione di questa seconda tipologia di esplorazione. Una villa costruita negli anni ’70 o ’80, caratterizzata da elementi moderni come grandi vetrate e spazi luminosi. La particolarità di questa casa è che, pur essendo moderna, porta con sé un’aria vintage tipica di quegli anni. Deve il suo nome proprio alla grande quantità di vetro presente nella struttura, che le conferisce un aspetto elegante e futuristico.

Ciò che mi ha affascinato maggiormente sono i dettagli unici e particolari sparsi tra le varie stanze. I bagni, per esempio, sono straordinari: pareti vivacemente colorate (tornate prepotentemente di moda negli ultimi anni) e sanitari storici Ideal Standard, la sempre eterna Conca, che richiamano lo stile inconfondibile di quell’epoca incredibile. Ma ciò che più mi ha sorpreso è stato il rubinetto: un miscelatore davvero speciale, un autentico pezzo da collezione. Si tratta della serie Box di Stella Rubinetterie, uno dei primi miscelatori a cartuccia progettati per sostituire i tradizionali rubinetti a vitone. Non lo avevo mai visto dal vivo, ma ne avevo sentito parlare: all’epoca era un articolo di grande valore. Questo particolare modello, presente in versione gialla e dorata, aggiungeva un tocco di lusso e raffinatezza alla casa. Per gli appassionati di design, un vero gioiello.

Oltre ai bagni, l’intera villa presenta un design che unisce modernità e comfort. Le vetrate immense che dominano le pareti, il lampadario Maskros di Ikea, i divani dalle forme morbide che segnano il distacco dallo stile classico, e la cucina integrata con la zona giorno raccontano perfettamente l’idea di una casa moderna, proiettata verso il futuro. L’open space del piano terra, dove ambienti diversi si fondono e sovrappongono, dona alla villa un senso di libertà e luminosità che resta estremamente attuale ancora oggi.

Villa Glass non è una dimora storica che emoziona con memorie antiche, ma è una casa che lascia una testimonianza autentica di un’epoca che, pur essendo relativamente recente, ci appare ormai lontana e quasi irreale. Eppure il suo fascino rimane intatto, ben visibile nonostante il decadimento e l’abbandono. Ammetto che questo tipo di modernità non mi lascia indifferente: anche il design contemporaneo può essere una bellezza senza tempo.

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White Monday /Zara
POSTED ON 7 Apr 2025 IN Portrait     TAGS: MODEL, studio, kingoftherings, whitemonday

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Queste saranno le uniche parole che scriverò per raccontare il progetto White Monday. Un paio di anni fa mi era venuta l’idea di realizzare una serie di ritratti in studio utilizzando uno sfondo bianco e due luci flat a 45 gradi: white per il colore di fondo, monday perché avrei voluto pubblicare ogni scatto di lunedì. Poi il progetto si è interrotto molto prima di quanto avessi previsto, per diversi motivi (essenzialmente mancanza di tempo e un po’ di scarsa convinzione). L’ispirazione era quella di creare qualcosa di simile alle celebri foto in studio di Terry Richardson, e più precisamente a quella sua serie che definisco uno spin-off: una raccolta di ritratti realizzati quasi casualmente, con espressioni buffe, provocanti o divertenti, a personaggi celebri e famosi.

In realtà si è rivelato più complicato del previsto e sono uscito quasi subito dal percorso che avevo immaginato. Nonostante tutto, credo sia giusto iniziare a pubblicare qualcosa. Nel caso di Zara sono riuscito a lavorare abbastanza fedelmente all’idea originale (credo sia l’unico caso): un solo look, qualche immagine in stile spin-off, e un tentativo di mantenere quello spirito leggero e diretto che avevo in mente. Si parte: White Monday.
Villa Ardesia
POSTED ON 6 Apr 2025 IN Reportage     TAGS: URBEX, mansion

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Il proprietario di questa villa, a quanto si racconta, era titolare di alcune cave di roccia nella zona, da qui il nome: Villa Ardesia. In fondo alla casa è ancora presente un vecchio calendario, che permette di riconoscere dove ci troviamo, utilizzando un termine dialettale tipico di queste parti: l’anno è il 1977. La villa è rimasta abbandonata e chiusa per almeno vent’anni. Ho tentato di esplorarla per ben due volte prima di riuscire, la terza, ad entrare.

Al primo tentativo ho trovato la villa completamente chiusa. La porta era blindata e non c’erano vie d’accesso: le ho provate veramente tutte (rimanendo nella legalità ovviamente). Un anno dopo sono tornato casualmente in zona e ho deciso di effettuare un secondo sopralluogo, ma anche in quell’occasione nulla da fare. Qualche tempo dopo una voce dal mondo urbex: si entra dalla porta principale; preso dalla maledizione di Villa Ardesia, una mattina d’inverno sono partito e, arrivato sul posto, la porta era effettivamente spalancata.

L’interno, però, era molto diverso rispetto alle immagini che avevo visto. La villa era buia e pesantemente vandalizzata: si respirava umidità e odore di muffa, gli oggetti erano stati spostati, alcuni elementi erano scomparsi: le statuette del presepe non c’erano più. Nonostante il disordine alcuni dettagli importanti erano ancora presenti: una bicicletta rosa da bambina, alcuni peluche, un vecchio telefono che non squilla più. La cucina era ancora bellissima, ma in particolare, mi ha sorpreso la sala principale, con il soffitto affrescato, che un tempo doveva rappresentare il punto di maggior prestigio della villa. Dopo aver finito di fotografare sono uscito in strada, il freddo era pungente, mi sono voltato un’ultima volta verso l’ingresso: considerando la posizione isolata e il degrado avanzato, credo che difficilmente qualcuno tornerà ad occuparsi di questa villa.

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La Villa della Sposa Bambina
POSTED ON 4 Apr 2025 IN Reportage     TAGS: URBEX, mansion

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Arriviamo alla villa e la scena è tutt’altro che serena. Piove a dirotto, un temporale che non lascia spazio a dubbi. Fa un freddo cane. Davanti al cancello, poco prima del nostro arrivo, si è verificato un tamponamento a catena. Le pattuglie della polizia, i pompieri e l’ambulanza sono lì a gestire la situazione, creando un’atmosfera che definire caotica è forse riduttivo. Le nostre aspettative non sono elevate. Il contesto non promette nulla di particolare, ma nonostante le forze dell’ordine dietro l’angolo decidiamo comunque di entrare. La porta è aperta, la villa ci accoglie con la sua decadenza e un livello di confusione molto importante; le stanze sono immerse in un disordine che le rende difficili da esplorare. La sala da pranzo nelle foto sembra intrigante, ma solo perché fotografata nella zona in ordine. Sono scelte di ripresa, la fotografia talvolta può ingannare.

Un’altra stanza attira la mia attenzione. Un camino e due poltrone dallo stile raffinato. Sopra al camino noto un piccolo quadro: una sposa bambina. Non ci dò molta importanza, la fotografo per caso, senza riflettere. Quando un altro esploratore pubblica le sue foto e definisce la villa come della sposa bambina, qualcosa cambia nella mia percezione. Quel titolo diventa improvvisamente carico di significato, e senza pensarci troppo decido di adottarlo.

Ci spostiamo in un’altra stanza. Qui l’ambiente è ancora, se possibile, più caotico, tanta confusione, mobili gettati alla rinfusa: sono già sicuro che sarà un’esplorazione più interessante in fotografia che dal vivo. Quando saliamo al piano superiore, la scena cambia. Le stanze sono vuote, in uno stato di abbandono totale, ma c’è qualcosa che non ci aspettiamo. Due poltrone gonfiabili, trasparenti, anacronistiche rispetto all’atmosfera decadente che ci circonda. La loro presenza ci colpisce, sono fuori tempo, come se non appartenessero a quel luogo.

Decidiamo anche di scattare un selfie su quelle poltrone gonfiabili, ma non amo pubblicare immagini personali in contesti urbex. Non lo faccio quasi mai e questa foto rimarrà nel mio archivio, lontana dagli occhi del mondo.

Quando usciamo dalla villa la pioggia è ormai incessante. Ci dirigiamo verso il cancello, ma ci sono i vigili urbani che dirigono il traffico dopo l’incidente. Non ci scomponiamo (ci limitiamo a bestemmiare). Facciamo il giro largo e ci ritroviamo a uscire completamente bagnati. Non è un’uscita elegante, e nemmeno asciutta, ma è parte integrante del gioco (e le bestemmie pure). Inizialmente, la sensazione che porto con me è di delusione, ma quando rivedo le foto, con un po’ di sorpresa, scopro che ci sono diversi scatti che meritano attenzione. Ed eccoci qua, ecco, in tutta la sua meravigliosa decadenza, la Villa della sposa bambina.

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